Il Paesaggio Metropolitano Del Cairo. Segregazione Estrema

I modelli di crescita urbana dell’area metropolitana del Cairo rivelano una città frammentata di parti eterogenee. In quanto urbanista e originario del Cairo, tendo a vedere la città come una serie di piccole isole isolate l’una dall’altra da forti barriere fisiche. Muri, autostrade, cavalcavia, siti militari, waterfront abbandonati, parcheggi e terreni sfitti contribuiscono a creare una città caratterizzata da una fondamentale mancanza di coesione. Inoltre, non esiste un regno pubblico che ospita comunità diverse. Piuttosto, ogni gruppo sociale è confinato in un’enclave separata.

La segregazione urbana è stata una caratteristica continua della storia del Cairo. Il Cairo fatimide era una città fortificata creata esclusivamente per l’élite dominante. Nel periodo ottomano (1517-1798), un Hara, principalmente un quartiere residenziale recintato, era l’unità urbana di base della città. I poveri harat si trovavano alle periferie, mentre i ricchi borghesi si trovavano al centro. Come dice il sociologo egiziano Nawal al-Messiri, “Vivere in un hara, specialmente in un hara chiuso, era come vivere nel proprio regno. L’area era sorvegliata e nessuna persona dall’esterno poteva entrare’.

Queste dinamiche persistettero nel periodo mamelucco, durante il quale gli emiri si raggruppavano intorno alla periferia della città e circondavano le loro case di giardini per separarsi dai cittadini. Più recentemente, la città chediviale, destinata principalmente a stranieri e ricchi egiziani, è stata eretta su un terreno libero a ovest della città vecchia (sebbene alla fine sia arrivata a ospitare la classe operaia).